Stylnove interpreta Cleto Munari al Museo Civico della Ceramica
A noi Cleto piace così.
Museo Civico della Ceramica di Nove 11.09.21 – 09.01.22
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La mostra inaugurata durante la Festa della Ceramica, nasce dall’incontro tra la volontà dell’amministrazione di creare una sinergia tra museo e territorio e la proposta di collaborazione con il Museo Civico della Ceramica di un’azienda novese.
Il sodalizio dell’azienda Stylnove Ceramiche col designer e artista Cleto Munari è raccontato in “A noi Cleto piace così”, mostra aperta presso il Museo Civico della Ceramica di Nove (VI) dall’11 settembre 2021 al 9 gennaio 2022.
La collaborazione pluriennale tra Cleto Munari e il ceramista Lorenzo Zanovello ha portato l’artista a provare un vero e proprio amore nei confronti della materia ceramica, dando alla luce opere d’arte uniche prodotte con l’azienda novese. “Sono queste esperienze che non hanno la pretesa di avere una ripercussione di carattere economico, ma vanno lette come investimento – sostiene Lorenzo Zanovello. La realtà novese ha necessità di ricevere stimolo per essere valorizzata in se stessa, attraverso queste nuove esperienze. Si tratta di una sfida, se vogliamo un “cantiere ceramico” che può valere come format museale, ma anche aziendale”.
Sono una ventina, le opere che Cleto Munari e Lorenzo Zanovello hanno realizzato per questa mostra, nove delle quali saranno esposte al Museo Civico. Le altre sono visibili all’interno della sede storica di Stylnove, a testimonianza della collaborazione tra museo e territorio.
La figura di Cleto, riprodotta in ceramica, segna un percorso che racconta le fasi salienti della sua biografia, le sue amicizie e collaborazioni con artisti di tutto il mondo, ma anche il suo modo di essere, il suo stile personale.
Molto precisi poi i riferimenti ai contatti e incontri che Munari ha avuto con artisti del calibro di Andy Warhol: la figura di Cleto emerge da un barattolo di zuppa Campbell. Citata anche l’amicizia con l’indimenticabile Franco Battiato: qui la figura in ceramica indica il “centro di gravità permanente”, imprescindibile una scultura dedicata a Carlo Scarpa, il mentore di Munari. Sarà lo stesso Scarpa a introdurlo nel mondo della progettazione e del design, durante le lunghe giornate di frequentazione e confronto passate assieme nello studio vicentino dell’architetto e nei suoi viaggi all’estero.
Cleto Munari dirà poi che l’idea di fare l’editore, il produttore di opere di architetti e designer, nacque proprio dall’amicizia con Scarpa intuendo “quanto fosse straordinaria e bellissima quell’esistenza e come forse sarebbe stato possibile fermare per sempre uno dei suoi gesti, farne un oggetto prezioso e utile per tutti. Il muoversi delle sue mani suggeriva forme eleganti.” (Giuseppe Mazzariol, in Cleto Munari, Oggetti, a cura di Alessandro Vezzosi, Firenze, Edifir, 1995).
La collaborazione di Cleto Munari con Stylnove è il centro della mostra allestita al Museo Civico della Ceramica di palazzo De Fabris. Ad affiancare le opere di Stylnove e Lorenzo Zanovello, oltre 40 oggetti della storia del design prodotto con grandi firme dell’arte e dell’architettura da Cleto Munari (Carlo Scarpa, Hans Hollein, Alvaro Siza, Mario Botta, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Costantino Dardi, Tao Ho, Mimmo Paladino, tra gli altri), opere esposte nelle teche delle collezioni del museo. Per la prima volta il design contemporaneo aprirà un ideale confronto con le famose opere delle manifatture di Nove realizzate dal ‘700 in poi, con porcellane, maioliche e terraglie.
Per rileggere la storia con gli occhi di chi crea oggi e interpretare il contemporaneo con il supporto della sua stessa tradizione.
Il progetto e la mostra finale saranno i primi di una serie, che vedrà la collaborazione tra artisti, aziende e Museo della Ceramica. Con quest’ultimo che sarà, non più solo luogo espositivo, ma un laboratorio, centro di un processo di innovazione e sviluppo aperto al contemporaneo, dove il momento espositivo è il punto di arrivo di un percorso di relazioni e dialogo con realtà produttive, scuole e territorio.
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Cultivo una rosa blanca
En julio como en enero
Para el amigo sincero
Que me da su mano franca
José Marti
Forse è semplicemente un artista amico di artisti
Giuseppe Mazzariol
Caro Cletus Munaris non potevi che nascere a Gorizia
confine tra il genio latino e slavo
Franco Battiato
Alessandro Bertoncello
A noi Cleto piace così
“Gentilezza: dal latino gentilis «che appartiene alla gens, cioè alla stirpe», poi «di buona stirpe»”.[1] La gens nell’arte è rappresentata dai maestri e dalle tradizioni che precedono la produzione attuale. In questa mostra, la gentilezza di Cleto Munari, grazie alla quale ha saputo instaurare rapporti di sincera amicizia e collaborazione e il confronto con la gens, con la tradizione, sono rappresentati dalle due sezioni della mostra: quella delle nuove opere prodotte da Stylnove Ceramiche, che lo raccontano in modo ironico e originalissimo attraverso la sua biografia e il suo carattere; e quella allestita in dialogo con la collezione storica (gens), una selezione di opere co-create e prodotte dal suo marchio nel corso dei decenni.
Gentile e disponibile, così definisce i tratti principali del suo carattere Cleto Munari, figura eclettica e poliedrica del design internazionale. Vicentino d’adozione, a Villa Valmarana, sede dello studio di Carlo Scarpa, incontra il celebre architetto. Sarà lo stesso Scarpa, durante le lunghe giornate di frequentazione e confronto passate assieme a Vicenza e nei suoi viaggi all’estero, a introdurre Munari al mondo della progettazione e del design. Questi dirà poi che l’idea di fare l’editore, il produttore di oggetti di design, nacque proprio dall’amicizia con Scarpa intuendo “quanto fosse straordinaria e bellissima quell’esistenza e come forse sarebbe stato possibile fermare per sempre uno dei suoi gesti, farne un oggetto prezioso e utile per tutti. Il muoversi delle sue mani suggeriva forme eleganti.” (Mazzariol 1995: 9)
L’attività di Cleto Munari, frutto di un approccio molto personale di “editore di oggetti importanti”, come ama descriversi usando una felice definizione dell’amico Neri Pozza, inizia con il servizio di posate che commissiona a Scarpa. Le posate dell’architetto, dopo di una lunga gestazione, vedono la luce nel 1977 (nei manici l’incisione “C. Scarpa per Cleto Munari”).
Da allora, la carriera di Cleto Munari è stata un susseguirsi di collaborazioni con i più grandi architetti e designer del mondo, collaborazioni accompagnate spesso da rapporti di profonda amicizia e stima reciproca.
La mostra “A noi Cleto piace così” presenta l’opera di Cleto Munari e nello stesso tempo racconta le relazioni, umane prima che professionali, che l’hanno resa leggendaria.
Il fulcro del progetto è la sezione di Stylnove Ceramiche, che presenta nove delle venti nuove sculture in ceramica che vedono Cleto Munari come soggetto e co-autore. Sono opere pensate per il Museo, in un progetto che è l’inizio di una sinergia tra aziende, artisti e il Museo Civico della Ceramica di Nove.
La collaborazione artistica tra Cleto Munari e Lorenzo Zanovello nasce molto tempo fa, un’amicizia che si concretizza nel gesto di affetto reciproco rappresentato dalle sculture in ceramica raffiguranti i tratti salienti della biografia di Cleto Munari: a celebrare una carriera, ma prima di tutto una persona che vive per realizzare il bello insieme, per sé e per gli altri. “Quelli di Munari sono oggetti di stile; stile inteso come modalità espressiva; come modo di vivere, ma anche come concezione estetica del mondo”. (Casorati 1999: 31).
La mostra di Stylnove è integrata con una vasta selezione di opere a rappresentare le numerose collezioni prodotte come editore e realizzate in collaborazione con architetti, designer e artisti internazionali: Carlo Scarpa, Alvaro Siza, Aldo Cibic, Hans Hollein, Luigi Serafini, David Palterer, Ettore Sottsass, Alessandro Mendini, Mimmo Paladino, tra gli altri. Queste opere sono allestite all’interno della collezione permanente del Museo Civico della Ceramica, quella che conserva le raccolte di ceramiche del ‘700 e ‘800. Sono integrate nel percorso espositivo, all’interno delle teche, a fianco delle porcellane, delle maioliche e delle terraglie.
La presenza dell’arte contemporanea a fianco di una collezione storica, la vicinanza di antico e contemporaneo crea un dialogo, genera suggestioni, apre a significati, a chiavi di lettura che rendono migliore la comprensione dell’uno per mezzo dell’altro. Può servire ad attualizzare le opere antiche e a fornire basi interpretative a quelle contemporanee. Del resto: All Art Has Been Contemporary.
“Gli artisti (uso questa parola nella sua accezione più ampia) postmoderni hanno sovvertito i codici narrativi della modernità rivalutando, tra le altre cose, uno sguardo “superficiale”, libero, fluido e ironico che deliberatamente – con la consapevolezza di essere artefice e non creatore o interprete – fonda il proprio linguaggio sulla pluralità dei generi e delle narrazioni”(Casorati 1999: 31). Il rapporto con l’antico e la tradizione, attraverso il citazionismo, o integrato deliberatamente nell’opera, è una delle cifre del Postmoderno. Caratterizzato da uno sguardo giocoso, ironico, libero da condizionamenti e da scuole, ne emerge un linguaggio sincretico di cui le collezioni di Munari sono una chiara espressione.
Infatti, è negli anni in cui si diffonde il pensiero postmoderno in arte e architettura che inizia la sua carriera Cleto Munari e questo approccio coinvolge tutto il suo “progetto collettivo”. Con una leggerezza figlia del modo disinvolto di Cleto, “di tenere a distanza, con gentilezza e umorismo, la profondità”. (Casorati 1999: 31)
Amicizia e Collaborazione
Come scrive Giuseppe Mazzariol, che con lui ha condiviso l’amicizia con Carlo Scarpa, forse Cleto Munari “è un artista amico di artisti”. (Mazzariol 1995: 9)
L’amicizia e la collaborazione con gli amici sono due aspetti legati a tutta la sua produzione: si può forse dire che scelga prima le persone, poi i progettisti delle sue collezioni, amici con cui creare. Un altro tratto del suo modus operandi è l’autorialità diffusa, il “progetto dolce”. A questo proposito Achille Bonito Oliva scrive che “Cleto ha praticato tale dimensione attraverso l’interpretazione di proposte altrui di cui non è mai stato semplice esecutore materiale”. I pezzi delle sue collezioni nascono a volte da semplici schizzi che lo studio di Munari interpreta fino ad arrivare al progetto definitivo. (Oliva, 1999: 15)
La condivisione degli aspetti personali che preludono a un’opera d’arte, come la creatività, l’autorialità, l’intuizione, presuppone un’intesa umana, relazionale e una predisposizione caratteriale “[…] a produrre idee, suggestioni, impulsi, piccole e grandi imprese: un anello prezioso e imprevedibile o un bicchiere seducente, un centro tavola austero o un orologio assoluto e inesorabile come il tempo, trovando ogni volta l’artista amico che raccoglie il sogno e lo fa realtà. Poi resta il suo modo di vivere, di vestire, di essere: e questa è certo l’unica opera sua, e interamente autografa.” (Mazzariol 1995: 9)
Sull’autorialità, il rapporto con i co-autori e sul processo creativo che porta alla produzione delle opere di Cleto, scrive Paolo Portoghesi che “Munari è un “autore” anche se dell’autore gli manca l’orgoglio e il culto maniacale del proprio “stile personale”, è un “autore colloquiale” che utilizza la creatività altrui senza sacrificare la propria e riserva per sé, della creazione, due momenti essenziali, anche se di solito poco considerati, il programma iniziale e il percorso autocritico che conduce alla realizzazione del prototipo.” (Portoghesi 1999: 11)
Alla fine – come spesso afferma – Cleto Munari desidera fare poesia e sembra che tutto ciò che produce sia per se stesso, per circondarsi di oggetti che emanano poesia. Cleto Munari lo descrive molto bene nell’introduzione al libro dell’amico poeta Wole Soyinka: “La poesia nasce da piccoli gesti, da un “fare” generoso e talvolta occasionale, come occasionalmente e gratuitamente la Musa tocca i suoi poeti, trascrittori di barlumi intuitivi sulle persone, il paesaggio, la storia.
La mia storia è una piccola storia: quella dell’amicizia con coloro che condividono le mie passioni per l’arte, il design, la poesia, “fare” dentro quei campi ineffabili quanto fascinosi.” (Soyinka 2005: 2)
[1] Vocabolario online Treccani. www.treccani.it
Bibliografia
Casorati, C. (1999). Formare l’apparenza. In A. B. Oliva (Ed.), La Figura delle Cose: Cleto Munari in Castel Sant’Angelo. Napoli: Electa.
Mazzariol, G. (1995). In A. Vezzosi (Ed.), Cleto Munari, Oggetti. Firenze: Edifir.
Vocabolario online Treccani. www.treccani.it
Soyinka, W. (2005) Man and nature: per Cleto Munari / Wole Soyinka. Lugo: Edizioni del Bradipo.
Portoghesi, P. (1995). In A. Vezzosi (Ed.), Cleto Munari, Oggetti. Firenze: Edifir.
Oliva, A. B. (1999) La Figura delle Cose: Cleto Munari in Castel Sant’Angelo. Napoli: Electa.
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“A Noi Cleto Piace Così!”
a cura di Alessandro Bertoncello
Museo Civico della Ceramica di Nove, Piazza G. De Fabris, 5, Nove (VI)
www.museonove.it
Fb: @MuseoCivicodellaCeramicadiNove
Inst: @museonove
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In collaborazione con Stylnove Ceramiche
www.stylnove.it
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Apertura 11.09.21 – 09.01.22
Inaugurazione: sabato 11 settembre 2021 ore 10:00
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Orari di apertura: pagina Informazioni e Contatti
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cultura@comune.nove.vi.it
info@stylnove.it